LA PIATTINA



In passato è stata molto usata la piattina per la realizzazione degli impianti elettrici e ancora oggi svolge la sua funzione in diversi edifici. La si vede prevalentemente posata sulle pareti mediante piccoli chiodi infissi ad intervalli più o meno regolari in corrispondenza della linea mediana, con elevata probabilità di cortocircuito. In altri casi alimenta apparecchi mobili o è utilizzata come prolunga, spesso senza tener conto della portata e delle sollecitazioni meccaniche che può sopportare.
Oggi in quasi tutti gli impianti realizzati con questo componente dovrebbe comparire il famoso cartello con teschio a indicare il "pericolo di morte", in quanto la piattina non eccelle sia sotto il profilo dell'isolamento, sia sotto quello della sezione e sia sotto quello della resistenza meccanica.
Anche in passato, per poter usare la piattina, bisognava rispettare regole ben precise, ma siamo sicuri che molto spesso rimanevano solo sulla carta. Ad esempio la parete non doveva essere di materiale combustibile e l'ambiente non doveva essere con pericolo di esplosione o di incendio. Doveva essere fuori portata per evitarne il danneggiamento e il fissaggio doveva avvenire tramite graffette a distanza non superiore a 0.5 metri che non danneggiassero l'isolante (quindi senza perforazione).
Oggi sopravvive solo il cavo flessibile bipolare piatto divisibile, con sezioni molto piccole (0.5 e 0.75 mmq), denominato H03VH-H. Date le sue caratteristiche non è adatto per installazione fissa. Può essere al massimo usata il luoghi non pericolosi per alimentare piccoli apparecchi portatili e con sollecitazioni meccaniche molto deboli.
In definitiva conviene modificare al più presto i tratti di impianto realizzati con piattina e con particolare sollecitudine se la posa si allontana dalle regole sopra riportate.

10/2000
Ultimo aggiornamento: 04/2001
Alberto Pischiutta


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