AMPLIFICATORI

 Si dice amplificatore un circuito in grado di aumentare l'ampiezza del segnale di ingresso. Un buon amplificatore deve essere lineare, nel senso che deve amplificare tutte le forme d'onda presenti in ingresso nello stesso modo, cioè moltiplicare l'ampiezza di ognuna per un numero costante, pari al guadagno, per tutte le frequenze. Un amplificatore si dice amplificatore di tensione se amplifica la tensione; si dice amplificatore di corrente se amplifica la corrente. Può essere utile il seguente schema:

Schema a blocchi di un amplificatore. La tensione in uscita è più grande di quella di ingresso

in cui notiamo che la frequenza del segnale di ingresso è rimasta inalterata e così la forma d'onda, che è sinusoidale sia in ingresso che in uscita; viene amplificata solo l'ampiezza. Occorre precisare che l'amplificatore non è un generatore, infatti l'amplificazione avviene a spese del generatore di tensione che alimenta il circuito.

Un amplificatore si dice per piccoli segnali quando l'ampiezza della forma d'onda applicata in ingresso è molto piccola e la potenza in uscita è dell'ordine delle centinaia di mW. Quando, invece, la potenza fornita in uscita è dell'ordine dei Watt si dice che l'amplificatore è di potenza.

Un amplificatore si dice di bassa frequenza se amplifica le frequenze basse, cioè le frequenze audio, udibili dall'orecchio umano; le frequenze audio vanno da 16 Hz a 16.000 Hz. Un amplificatore si dice ad alta frequenza quando amplifica frequenze superiori ai 16 kHz. Ciò è dovuto al fatto che un amplificatore, a causa dei limiti della tecnica, è selettivo, cioè amplifica una ristretta gamma di frequenze; di conseguenza per ogni gamma di frequenze di lavoro si costruisce un idoneo amplificatore.

 Naturalmente ogni amplificatore, essendo un quadripolo, ha un suo guadagno di tensione, dato dalla formula: Av = vu / vi; e un suo guadagno di corrente, dato dalla formula: Ai = iu / ii

Ha, inoltre, una sua resistenza di ingresso, data dalla formula Ri = vi / ii, e una sua resistenza di uscita, data dalla formula: Ru = vu / iu.

Si dice rumore un insieme di frequenze diverse, presenti in uscita e non presenti in ingresso; in pratica il rumore viene generato dall'amplificatore ed è un difetto dell'amplificatore stesso; ha un origine interna, quando proviene dai componenti utilizzati, oppure una origine esterna, come disturbi atmosferici, interruttori, circuiti vicini; in tal caso si chiama disturbo.

Si dice distorsione di un amplificatore il fatto che tra segnale di ingresso e segnale di uscita vi è una variazione non prevista. La distorsione può essere distorsione di frequenza, quando vi sono in uscita frequenze non presenti in ingresso; ciò è dovuto al fatto che non tutte le frequenze vengono amplificate nello stesso modo.

Si dice distorsione di fase quando tra le varie frequenze in uscita vi è una differenza di fase diversa rispetto a quella presente in ingresso; in pratica l'amplificatore non sfasa le varie frequenze dello stesso angolo.

Si dice distorsione di non linearità il fatto di avere una deformazione della forma d'onda tra ingresso e uscita. Ciò è dovuto al fatto che essendo il segnale di ingresso molto forte il transistor si sposta in una zona non lineare delle caratteristiche, per cui si hanno amplificazioni diverse, o addirittura saturazione, nelle diverse parti che costituiscono la forma d'onda.

Consideriamo i seguenti diagrammi che mostrano come il segnale applicato in ingresso influisce sul punto di riposo del BJT:

Una piccola tensione sinusoidale applicata sulla base aumenta la corrente di base; la corrente di base fa aumentare la corrente di collettore ic

Applicando un segnale sinusoidale in ingresso, possiamo vedere, guardando la caratteristica di ingresso, che la vBE aumenta o diminuisce, seguendo il segnale; contemporaneamente anche la iB segue l'andamento del segnale.

Riportando l'andamento della iB sulla retta di carico delle caratteristiche di uscita vediamo che il punto di lavoro si sposta, sempre però sulla retta di carico, determinando sia una variazione di iC che della vCE. Vediamo che la vCE è sfasata di 180° rispetto alla vBE ed inoltre è amplificata; mentre la iC è in fase con la iB, ma amplificata. Poiché il punto di lavoro è stato scelto sul tratto lineare delle caratteristiche, la distorsione è ridotta al minimo.



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CONFIGURAZIONE AD EMETTITORE COMUNE

 Un amplificatore si dice a emettitore comune quando l'emettitore è comune sia all'ingresso che all'uscita del segnale. Consideriamo il seguente schema:

Circuito amplificatore ad emettitore comune

 Perché la connessione sia ad emettitore comune occorre collegare l'emettitore a massa; per ottenere ciò non si può eliminare il resistore RE che serve per la stabilizzazione del circuito, ma si usa un condensatore CE collegato in parallelo a RE; essendo il condensatore un circuito aperto per la componente continua del segnale, il punto di lavoro a riposo, cioè in assenza di segnale, non viene spostato dal condensatore. Quando si applica un segnale di ingresso il condensatore si comporta come un corto circuito per il segnale e collega l'emettitore a massa; pertanto l'emettitore è in comune sia all'ingresso che all'uscita, ai fini del segnale. Il condensatore di ingresso Ci ha il compito di applicare il segnale di ingresso sulla base del transistor, bloccando la componente continua; infatti, se colleghiamo direttamente il generatore di segnale sulla base il punto di lavoro si sposta, in quanto varia la corrente che passa nel circuito di polarizzazione. Analogamente il condensatore Cu trasferisce il segnale all'uscita dell'amplificatore e blocca la componente continua.

Nella configurazione ad emettitore comune il segnale di uscita è sfasato di 180° rispetto al segnale di ingresso; il guadagno di tensione è molto grande; il guadagno di corrente è molto grande; la resistenza di ingresso è piccola; la resistenza di uscita è grande.

 

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